Restauro architettonico e risanamento conservativo degli edifici

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Ristrutturazione edilizia, restauro e risanamento conservativo

La manutenzione, il restauro, il riuso e il consolidamento, interventi atti a conservare un edificio esistente o ad adeguarlo alle esigenze attuali.

Quando si parla di ristrutturazione edilizia le leggi italiane, gli strumenti di pianificazione urbanistica e la prassi corrente prevedono diverse categorie di intervento su vari tipi di edifici: la manutenzione, il riuso, il consolidamento, il risanamento e il restauro.

In generale l’intervento più consueto è la manutenzione: è usuale anche in edifici recenti privi di elementi di pregio e si distingue in manutenzione ordinaria e manutenzione straordinaria.

La manutenzione ordinaria consiste nella semplice esecuzione delle riparazioni ordinarie e correnti come la riverniciatura dei serramenti, la tinteggiatura, il rifacimento delle pavimentazioni eccetera.

La manutenzione straordinaria comprende invece un ventaglio di opere e lavorazioni, tra cui la sostituzione degli infissi, la modifica della distribuzione interna di un edificio o unità immobiliare, l’installazione di strutture esterne come gazebo, l’accorpamento di due appartamenti o l’esecuzione di piccole modifiche ai prospetti come l’apertura o la chiusura di una finestra.

Il risanamento conservativo è generalmente finalizzato a restituire a un edificio fatiscente la propria funzionalità o a dotarlo degli standard igienico-sanitari previsti dalle normative vigenti, come ad esempio i servizi igienici, gli ascensori per i disabili o un adeguato numero di finestre per l’illuminazione e la ventilazione naturale.
Questa categoria di intervento si applica generalmente agli edifici storici, anche di pregio artistico e culturale, che tuttavia non risultano vincolati ai sensi del Decreto Legislativo 42/2004, il cosiddetto Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Il restauro viene viceversa riservato quasi sempre agli edifici vincolati.

Per riuso si intende invece qualsiasi intervento volto a riportare in vita un edificio abbandonato o in stato di rudere, attribuendogli una nuova destinazione d’uso anche completamente diversa da quella originaria, purché compatibile con le sue caratteristiche architettoniche.

Il consolidamento è infine volto a restituire alle strutture portanti

Tipologie di restauro

Tra quelli sopra elencati il restauro vero e proprio è ovviamente l’intervento più complesso e articolato, l’unico che a norma di legge viene riservato esclusivamente agli architetti.

Esistono diverse tipologie di restauro,benché la classificazione non è quasi mai rigorosa: ciascun edificio è infatti unico e irripetibile per storia, stile, materiali e tecniche costruttive e perciò risulta molto difficile stabilire principi e criteri validi in ogni caso.

Restauro architettonico

Riservato agli edifici e si distingue dal restauro di singole opere d’arte mobili o immobili come quadri, statue, vasi, affreschi e pitture murali, stucchi, arazzi, mosaici, tappezzerie, libri o mobili antichi soprattutto per la sua complessità. Tuttavia la distinzione è molto sfumata, perché spesso tali opere d’arte fanno parte integrante dell’architettura di un edificio.

Restauro scientifico

È previsto per edifici di notevole pregio come chiese, castelli, conventi o palazzi gentilizi vincolati come bene culturale. Si distingue per il suo carattere multidisciplinare e la complessità dell’intervento: prima dell’esecuzione dei lavori sono infatti previste un’estesa ricerca storica preliminare, vaste campagne di indagini diagnostiche, rilievi architettonici e/o topografici particolarmente approfonditi, dettagliati e analisi di laboratorio su campioni di materiali per stabilirne la natura e/o datarli con sicurezza.

Restauro strutturale

Molto simile al consolidamento, si distingue per i metodi di intervento generalmente meno invasivi e più orientati all’uso di materiali e tecniche tradizionali. Viene generalmente utilizzato nel miglioramento sismico di un edificio storico o in seguito a gravi dissesti dovuti al degrado dei materiali o altri fattori.

Compatibilità

È forse l’aspetto più importante, perché un edificio storico ha molti secoli di storia e precise esigenze di tutela.

Per prima cosa la nuova destinazione d’uso dev’essere compatibile con la struttura architettonica dell’edificio, inserendosi in esso senza eccessivi stravolgimenti.

Anche la scelta dei materiali e delle tecniche di intervento deve attenersi al principio della compatibilità, perché molti materiali e tecniche di intervento contemporanee possono causare danni.

Un esempio pratico è quello della sostituzione dei serramenti, finestre e infissi in legno interni ed esterni devono essere riprodotti con materiali congrui ( quasi sempre in legno ) rispettando forme, dimensioni, materiali e colori analoghi a quelle preesistenti.

Minimo intervento

L’idea di base è molto semplice:
1) la manutenzione regolare e costante è preferibile a un restauro radicale;
2) tra due o più lavorazioni che portano allo stesso risultato bisogna scegliere quella meno invasiva.

non a caso ci interessiamo di questo argomento in quanto offriamo un servizio di restauro conservativo per infissi in legno specifico per questa esigenza 

Conclusioni

Tutti questi principi tendono a salvaguardare l’autenticità di un edificio storico, cioè l’insieme formato dalla materia di cui è composto (ad esempio un muro di mattoni o un solaio in legno), dalla sua immagine così come a noi pervenuta in seguito alla trasformazioni subite e anche dai difetti e alterazioni dovute allo scorrere del tempo.

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